venerdì 10 aprile 2009
Valutazione e certificazione della qualità
Problemi Ambientali
L’ambiente rappresenta l’insieme delle condizioni fisiche, chimiche e biologiche presenti nella comunità di organismi.
Il complesso dei vari ambienti costituisce la biosfera.
L’ambiente si presenta con caratteristiche diverse nelle diverse regioni della biosfera.
L’ambiente pertanto è un sistema aperto in grado di ricevere, utilizzare e trasmettere energia, dotato di meccanismi di autoregolazione e capace di raggiungere e mantenere equilibri di stabilità.0
L’ambiente viene generalmente distinto in :
ambiente subacqueo o acquatico
ambiente subaereo o terrestre.
Inizialmente l’uomo si è adeguato all’ambiente e ciò gli ha consentito di diffondersi su tutto il pianeta, ma successivamente, ha modificato l’ambiente secondo le sue esigenze, introducendovi, comunque, variazioni tali da contrastare i meccanismi naturali di autoregolazione e quindi la capacità stessa dell’ambiente di ritrovare e mantenere la stabilità dei propri equilibri.
L’inquinamento ambientale oltre a rappresentare uno spreco di risorse e di denaro, può determinare squilibri nell’ambiente fisico con gravi ripercussioni sulla qualità della vita e quindi sulla salute umana; in altre parole esiste una stretta interazione tra ambiente tecnologico, ambiente fisico ed ambiente sociale.
In effetti ci sono voluti una serie di “disastri” per fare comprendere a tutte le componenti responsabili che il “rischio zero” non esiste; occorre mettere in atto tutte le possibili operazioni di controllo preventivo nella gestione degli Impianti Industriali.
La tutela e la salvaguardia dell’ambiente sono diventati problemi recepiti in tutto il mondo, cosicché tutti gli Stati hanno messo in atto una Politica Ambientale che possa concorrere a raggiungere ed a mantenere gli “obiettivi di qualità” e/o gli “standard degli effluenti”.
L’armonizzazione delle Norme sull’ambiente a livello dei vari paesi è un aspetto molto complesso e delicato ed al suo raggiungimento stanno lavorando gli Organismi Internazionali ( Onu, Oms, Ocse, Ue ). In particolare l’Onu ha organizzato due conferenze mondiali sull’ambiente.
Anche il confronto Nord-Sud sulla questione Risorse Finanziarie ha dato luogo ad un compromesso in extremis che in realtà non impegna nuovi fondi a fini ambientali e di sviluppo con effetto immediato.
Per quanto riguarda l’Ue c’è da rilevare che dal 1972 ad oggi sono stati affrontati 5 Programmi per l’ambiente. Vista la difficile valutazione dei risultati raggiunti dai provvedimenti dei primi Quattro Programmi anche sotto la spinta del trattato di Maastricht, il quinto Programma è stato basato su un approccio GLOBALE piuttosto che Settoriale.
In Italia la politica di salvaguardia dell’ambiente è iniziata nel 1960 ed è proseguita fino al 1985 in un’azione combinata di “emergenza, prevenzione e programmazione “. Si è così giunti ad una situazione di vera e propria “emergenza ambientale”.
La costituzione del Ministero dell’Ambiente rappresenta una vera e propria “riforma istituzionale” che ha recuperato al governo centrale i necessari poteri di intervento per la tutela dell’ambiente.
1. Il degrado ambientale e lo sviluppo sostenibile
La Biosfera ha subito danni di notevole entità tanto che si parla di “degrado ambientale”.
Con la combustione del legno e dei combustibili fossili, le attività umane hanno alterato il normale flusso di energia e ciò ha determinato la crescita della concentrazione di anidride carbonica e di composti gassosi acidi.
L’aumento delle attività umane sta distruggendo la ricchezza di foreste, paludi e praterie. L’alterazione o la distruzione degli ecosistemi distrugge gli habitat naturali di molte specie animali e vegetali con minaccia di estinzione di alcune di esse.
Tra le conseguenze della deforestazione è di fatto molto grave l’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera in seguito al ridotto processo della fotosintesi clorofilliana che consente la fissazione dell’anidride carbonica e la sua trasformazione.
L’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera provoca un innalzamento della temperatura che, a certi livelli, diventerebbe catastrofico per la vita sul pianeta (effetto serra).
Durante la loro esistenza, poi, gli esseri umani hanno alterato in modo evidente la distribuzione e la qualità dell’acqua dolce. La disparità della caduta della pioggia rende la distribuzione dell’acqua disomogenea rispetto ai bisogni degli essere umani.
I gas emessi dalle attività umane ed industriali hanno inoltre provocato notevoli inquinamenti dell’aria e gravi perturbazione nell’atmosfera e nella stratosfera.
Nell’atmosfera:
effetto serra: ossia riscaldamento dell’atmosfera. L’effetto serra sarebbe provocato soprattutto da anidride carbonica, da clorofluorocarburi , da metano e da ossidi di azoto.
Piogge acide : di ossidi di zolfo ed azoto che in presenza di vapor d’acqua e per effetto della radiazione solare si trasformano in acido solforico ed acido nitrico e ricadendo con le piogge acidificano la vegetazione ed il suolo arrecando enormi danni.
Nella stratosfera :
la riduzione della fascia di ozono : un assottigliamento di tale fascia per distruzione dell’ozono da parte di alcuni agenti chimici lascerebbe filtrare sulla terra dosi maggiori di raggi ultravioletti che potrebbero risultare pericolosi per l’uomo, la flora e la fauna.
La crescita demografica è un altro fattore che ha notevolmente concorso all’alterazione della biosfera: di fronte ad un simile sviluppo demografico mondiale c’è da chiedersi quale sarà la capacità massima del Pianeta, ossia quante persone potrà ancora ospitare tenendo conto che ogni anno le varie forme di degrado ambientale provocano una diminuzione di 14 milioni di tonnellate di cereali.
Un altro aspetto del degrado della biosfera è rappresentato dal sottosviluppo e dalla povertà; in effetti la maggior parte dell’incremento demografico si avrà nei PVS, dove è gia in atto una larga distruzione delle risorse naturali per la sopravvivenza e dove la povertà è ormai ad un grado elevato.
La disparità di reddito tra le nazioni ricche e quelle povere è andata aumentando in questi ultimi decenni. In pratica si nota che il rallentamento della pressione sull’ambiente da parte dei paesi industrializzati in parte già in atto e maggiore per il futuro, verrà ad essere vanificato dall’aumento della pressione che verrà ad essere esercitata dalla crescita dei PVS, per cui per uno “sviluppo sostenibile” occorre da una parte ridurre ulteriormente l’impatto ambientale dei Paesi avanzati e dall’altra aiutare i PVS ad uscire dal sottosviluppo.
Lo sviluppo sostenibile viene definito come una forma di sviluppo o di progresso che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle future generazioni di fare altrettanto.
Gli squilibri economici ed il degrado ambientale erano già stati messi in evidenza da Donella e Denis Meadows con un rapporto intitolato “Limiti dello sviluppo”.
Il rapporto suscitò enormi discussioni e venne definito troppo pessimistico da molti studiosi.
A distanza di venti anni i coniugi Meadows hanno pubblicato un nuovo libro dal titolo “Oltre i limiti” nel quale rappresentavano i risultati revisionali di due analisi sviluppando le due ipotesi :
continuità dei trends storici
perseguimento di una politica di controllo demografico e di minore sfruttamento delle risorse naturali.
Nel primo caso si avrebbe nel tempo una forte crescita della popolazione ed un aumento continuato dell’inquinamento e di converso una riduzione, dopo un certo periodo , della produzione industriale e del cibo per persona.
Nella seconda ipotesi la pianificazione demografica dovrebbe riportare la media mondiale a due figli per coppia : in pratica lo sviluppo ZERO; in questo modo, facendo limitare la necessità di investire capitali nella produzione alimentare, destinandoli in tecnologie antinquinamento.
Ritornando al concetto di “sviluppo sostenibile” bisogna tenere presente che tale concetto implica una progressiva trasformazione dell’economia e della società in tutti i paesi.
Comunque lo sviluppo sostenibile rimane l’obiettivo prioritario dei Paesi della Terra e passa attraverso i concetti-chiave già ricordati ossia :
correzione degli squilibri per corrispondere ai bisogni essenziali dei poveri della Terra
uso razionale delle risorse tenendo bene in mente le limitazioni imposte dallo stato della tecnologia e dall’organizzazione sociale alle capacità dell’ambiente di far fronte alle esigenze presenti e future
controllo demografico nei Paesi del sottosviluppo.
2. Inquinamento ambientale
Con il temine Inquinamento ambientale si intende la variazione della composizione dell’aria, del suolo e dell’acqua provocata dall’emissione nell’ambiente di agenti inquinanti provenienti dalle attività umane tali da agire negativamente sull’ambiente.
Gli agenti inquinanti possono essere origine chimica o fisica.
Mentre alcuni effetti inquinanti come quelli prodotti dal calore e dal rumore sono di norma dissipati rapidamente per processi di propagazione, l’effetto inquinante prodotto da particolari agenti chimici o dalle radiazioni nucleari permane nell’ambiente finchè permane l’agente stesso.
Di seguito verranno brevemente trattati argomenti di inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, tenendo ben presente che la separazione dei tre argomenti viene fatta poichè tra l’altro, esistono normative specifiche, ma che molto spesso i tre tipi di inquinamento coesistono e che comunque sono fortemente correlati tra di loro.
2.1 Inquinamento atmosferico
Come già accennato si ha un inquinamento atmosferico allorché uno o più agenti inquinanti fanno variare la composizione dell’aria.
Tuttavia gli inquinanti veri sono le sostanze risultanti dalle attività umane ed immesse nell’atmosfera e precisamente gli ossidi di zolfo, di azoto e carbonio, gli idrocarburi ed il pulviscolo.
La principale fonte di inquinamento dell’aria è rappresentata dai processi di combustione che avvengono nei motori a combustione interna degli autoveicoli, nelle centrali per la produzione di energia elettrica e negli impianti industriali.
Altra fonte di inquinamento atmosferico è rappresentata dalle emissioni degli impianti di incenerimento per lo smaltimento dei rifiuti solidi.
Gli inceneritori sono dotati di sistemi per l’abbattimento dei fumi e dei gas e comunque di alte ciminiere. In questo modo si ha una dispersione “in quota” dei fumi e dei gas immessi dalle ciminiere, con una ricaduta al suolo molto dispersa, ossia incidente su un’ampia superficie e quindi con un inquinamento al suolo molto basso, tenendo conto del fatto che una parte degli inquinanti può anche decomporsi nell’atmosfera prima di ricadere al suolo di seguito a reazioni chimiche o sotto l’azione dei raggi solari.
In effetti la dispersione degli inquinanti atmosferici è regolata dalle condizione meteorologiche e dalla topografia locale. Di fatto è stato constatato più di una volta che gravi episodi di inquinamento atmosferico si sono verificati in concomitanza di basse velocità di vento e di fenomeni di inversione termica.
Per tutelare l’equilibrio atmosferico tutti gli stati hanno emesso severe norme che fissano i limiti per le emissioni. Per limitare le emissioni degli autoveicoli il governo italiano ha intrapreso una duplice iniziativa: il miglioramento qualitativo dei carburanti ed adozione di marmitta catalitica.
OSSIDI DI ZOLFO
I 2/3 degli ossidi di zolfo presenti nell’atmosfera provengono da emissioni dei vulcani e pertanto sono di provenienza naturale; 1/3 degli ossidi di zolfo presenti nell’atmosfera viene invece generato dai processi di combustione.
Dal punto di vista chimico, gli ossidi di zolfo sono due composti gassosi incolori :
.l’anidride solforosa (SO2)
.l’anidride solforica (SO3)
Dal punto di vista ambientale una eccessiva presenza di ossidi di zolfo nell’atmosfera risulta dannosa sia per il mondo animale sia per quello vegetale che minerale.
Per quanto riguarda gli effetti sull’uomo, i primi segni di effetti negativi si cominciano a registrare per i valori di SOx superiori alle 10ppm.
Gli ossidi di zolfo, insieme a quelli di azoto ricadono sul terreno con le piogge sotto forma di acidi (piogge acide); in pratica per effetto delle piogge acide si sono avute enormi perdite del patrimonio boschivo soprattutto nell’emisfero settentrionale.
Notevoli sono infine i danni che gli ossidi di zolfo provocano sul mondo minerale ed in particolare sui materiali da costruzione, come facilmente può riscontrarsi dal crescente deterioramento di palazzi, monumenti e strutture metalliche.
Visti i gli effetti negativi che possono provocare gli ossidi di zolfo sull'ambiente, i combustibili fossili devono essere controllati per il loro contenuto in zolfo e, se del caso, devono essere sottoposti a trattamento di desolforazione che incidono sui costi di produzione dei prodotti finali.
Si comprende pertanto facilmente che la presenza di composti solforati deprezza la quotazione della materia prima, per i maggiori costi da sostenere per l'ottenimento di prodotti finiti “a norma“, per quanto riguarda il parametro “contenuto di zolfo”.
OSSIDI DI AZOTO
Gli ossidi di azoto sono sia di provenienza naturale che da attività umane. I problemi di inquinamento sono dovuti agli ossidi di azoto prodotti dall'attività umana, poiché, contrariamente a quelli di provenienza naturale, non sono uniformemente distribuiti nell'atmosfera. Le principali fonti di inquinamento di ossidi di azoto sono i processi di combustione. L'azione di formazione degli ossidi di azoto avviene solamente a temperature superiori ai 1200°C e implicano all'aria come comburente. La presenza di ossidi di azoto nell'atmosfera al di sopra di certi livelli provoca danni all'uomo, al mondo vegetale ed a quello minerale; concorre all'effetto serra. Gli effetti più evidenti sono, comunque, quelli dovuti alle "piogge acide”.
OSSIDI DI CARBONIO
Nell’atmosfera sono presenti il monossido di carbonio CO e il biossido di carbonio CO2 (anidride carbonica) che possono essere di provenienza naturale o dovute alle attività umane. È bene precisare che, ai fini della nocività della salute, il comportamento dei due ossidi è molto diverso; in effetti il monossido di carbonio presenta una pericolosità diretta (se respirato diventa altamente tossico per l'uomo, tanto da provocarne la morte in certe condizioni), mentre l’anidride carbonica ha una pericolosità indiretta (non è tossica se respirata, ma può portare a fenomeni gravi di asfissia e la morte se presente in forte concentrazione in un ambiente, tanto da impedire il ricambio di ossigeno).
Per quanto riguarda gli effetti sull'ambiente l'anidride carbonica presenta una pericolosità maggior a causa del cosiddetto effetto serra.
Il monossido di carbonio è gassoso, inodore, incolore ed insapore; esso si forma essenzialmente per:
combustione incompleta di carbonio
reazione a temperatura elevata tra anidride carbonica e materiali contenenti carbonio
dissociazione ad elevata temperatura di anidride carbonica
Le sorgenti di inquinamento da ossido di carbonio sono perlopiù i mezzi di trasporto
(anche se l'introduzione della marmitta catalitica in linea teorica dovrebbe consentirne l'abbattimento del 90% di ossido di carbonio trasformandoli in biossido di carbonio, ossia in anidride carbonica)
L'esposizione a monossido di carbonio è pericolosa per la salute umana, in quanto tale ossido si lega all'emoglobina al posto dell'ossigeno e viene ad interferire con i processi della respirazione.
L'anidride carbonica è un gas incolore, inodore, più pesante dell'aria e si forma da combustione del carbonio o dei suoi derivati in presenza di eccesso di ossigeno, secondo l'equilibrio:C+02 CO2
L’anidride carbonica viene immessa naturalmente l'atmosfera dal mondo animale attraverso i processi di respirazione, dal mondo vegetale attraverso processi di degradazione microbica ed ossidativi,e dalla Terra attraverso i vulcani.
L'anidride carbonica poi viene immessa nell'atmosfera dai processi di combustione di combustibili fossili, del legno ossia dalle attività umane per la produzione di energia.
L’anidride carbonica presente nell'atmosfera rientra nel ciclo del carbonio; in pratica le piante per mezzo della fotosintesi clorofilliana, impiegano energia solare per far reagire l'anidride carbonica con l'acqua producendo carboidrati ed ossigeno; i carboidrati vengono immagazzinati nelle piante, l'ossigeno immesso nell'atmosfera; le piante a loro volta per decomposizione, combustione o consumate dagli animali assorbono l'ossigeno dell'aria e riemettono anidride carbonica nell'atmosfera; in questo modo il livello di anidride carbonica in natura rimane costante.
L'aumentata concentrazione di anidride carbonica, trattenendo una parte di radiazioni solari, tende a produrre un innalzamento della temperatura nei bassi strati dell'atmosfera, causa del cosiddetto effetto serra..
Attualmente sono i paesi industriali a produrre la maggior parte dei cosiddetti gas-serra ma è pur vero che nei PVS la arretratezza tecnologica provoca emissioni superiori rispetto ai paesi avanzati; in altre parole ciò sta a significare che tra pochi anni paesi industrializzati potrebbero ridurre ulteriormente le loro emissioni di gas serra mentre i PVS si troveranno a produrre quantitativi uguali o superiori a quelli attuali. L'aumento dei gas serra quindi dovrebbe determinare un aumento della temperatura, ma sussistono a livello scientifico, ancora molti dubbi e incertezze sia sulle cause sia sull'entità dell'aumento. Per questo è stata prevista l'introduzione di una tassa (carbon tax) combinata sull'energia e sul contenuto di biossido di carbonio dei vari combustibili.
Gli ambienti industriali e i settori a forti consumi energetici sono contrari alla tassazione ritenendola ostativa alla crescita economica. Comunque la conferenza della convenzione sui cambiamenti climatici ha soprattutto affrontato due problemi per ottenere l'effetto serra e la temperatura del globo:
una limitazione dell'effetto serra attraverso una realizzazione congiunta
l'impegno dei paesi sviluppati a negoziare per stabilire obiettivi di riduzione dei gas serra entro il 2020 al massimo
COMPOSTI ORGANICI VOLATIVI (COV)
Nell’atmosfera possono essere presenti sostanze organiche volatili provenienti dall'ambiente naturale e dall'attività dell'uomo derivanti dai trasporti, degli usi domestici, dalle attività industriali e dalle centrali elettriche. Tra i composti organici volatili risultano inquinanti dell'atmosfera in particolar modo alcuni idrocarburi in alcuni composti organo-clorurati.
Gli idrocarburi che si comportano da inquinanti atmosferici sono quelli gassosi a temperatura ambiente (Metano, Etilene),facilmente volatili a tale temperatura, e quelli clorurati o florurati.
Gli idrocarburi volatili presente nell'atmosfera a certe concentrazioni, risultano pericolosi per l'uomo e per i vegetali. In merito alla tossicità per l'uomo, gli idrocarburi più pericolosi sono quelli aromatici, in particolare il Benzene ed il Toluene. Per i vegetali il più pericoloso è l'Etilene, i suoi effetti sono l'inibizione dello sviluppo, il cambiamento di colore delle foglie la morte dei fiori.
Oltre alla loro azione diretta dell'ambiente, gli idrocarburi sono pericolosi perché attraverso il ciclo fotolitico generano ossidanti fotochimici, ossia dei radicali che sono dei prodotti intermedi molto reattivi che reagendo rapidamente con l’NO presente nell'aria producono NO2; il risultato è un aumento nell'atmosfera di ozono. Gli ossidanti fotochimici alterano e interferiscono con i normali processi respiratori, così come irritano facilmente gli occhi.
I clorofluorocarburi sono prodotti di sintesi e ritenuti i principali responsabili della riduzione dell'ozono nell'atmosfera, quindi corresponsabili dell'effetto serra. I clorofluorocarburi sono stati ampiamente usati come propellenti nelle bombolette spray. A differenza della maggior parte delle sostanze chimiche, i clorofluorocarburi non si scompongono nella troposfera, ma fluttuano lentamente verso l'alto raggiungendo dopo 6-8 anni lo strato superiore dell'atmosfera, la stratosfera, dove permangono fino a 100 anni; quando si scompongono, ogni atomo di cloro liberato riesce distruggere decine di migliaia di molecole di ozono prima di essere finalmente eliminato dall'atmosfera. Di pari passo con la diminuzione dell'ozono stratosferico la terra è irradiata da una quantità di radiazioni ultravioletti che favoriscono i tumori della pelle e la cataratta e deprimono il sistema immunitario dell'uomo.
Da quanto esposto risulta chiaro che è necessario ridurre le emissioni di idrocarburi nell’atmosfera e ciò può essere ottenuto per gli “impianti fissi” attraverso:
incenerimento: mediante inceneritori gli idrocarburi vengono trasformati in anidride carbonica e acqua
adsorbimento : l’adsorbente è costituito in genere da carbone attivo attraverso il quale vengono fatti fluire le casse contenenti idrocarburi; questi ultimi vengono adsorbiti sulla superficie del carbone e successivamente recuperati condensati
assorbimento: si usa come assorbente un liquido nel quale gli idrocarburi siano solubili, cosicché il gas di scarico depurati passano oltre
condensazione: gas di scarico vengono fatti passare su superficie a basse temperature, cosicché gli idrocarburi condensano e si raccolgono mentre gas depurati passano oltre.
MATERIALE PARTICELLARE O PARTICOLATI
Per materiale particellare o particolati si intendono particelle solide o liquide volatili presenti nell'aria, che concorrono all'inquinamento atmosferico. Le particelle in sospensione nell'aria sono il fumo, le polveri e piccole goccioline di oli ed acidi. Il materiale particella influenza ambiente in quanto interagisce con il clima e con il mondo vegetale ed animale. Per quanto riguarda il clima, in particolare riducono la visibilità assorbendo e disperdendo la luce. I sistemi adatti per l'abbattimento del materiale particella è sola la precipitazione elettrostatica, i filtri, i collettori ed i depuratori ad umido.
2.2 Inquinamento Indoor
Per inquinamento indoor si intende l'inquinamento che è presente negli ambienti interni o confinati: abitazioni, uffici e scuole. L’inquinamento indoor viene prodotto da agenti chimici e microbiologici; in effetti si tratta di un' inquinamento dell'aria in ambienti confinati.
Tra gli agenti chimici responsabili dell'inquinamento interno ricordiamo in particolare :
il radon : è un gas radioattivo naturale, inodore ed insapore
l'amianto è un minerale fibroso, è cancerogeno nel senso che le sue minutissimi fibre, se respirate, sarebbero all'origine del mesotelioma pluerico e per questo attualmente ne viene proibito l'uso
la formaldeide, composto presente in molte colle e vernici (x incollare moquettes, parquet)
l'anidride solforosa, si produce da combustione di stufe a cherosene
l'ozono, prodotto da fotocopiatrici, stampanti laser
Numerosi sono poi gli agenti microbiologici che determinano l'inquinamento indoor: i più famosi e numerosi sono gli acari.
2.3 Inquinamento da rumore
La definizione di un rumore dal punto di vista fisico non è possibile, poiché molti sono i fattori soggettivi che concorrono alla distinzione tra suono e rumore; pertanto per rumore s'intende quel fenomeno sonoro dovuto alla sovrapposizione di un numero indefinito di suoni elementari, in genere caratterizzato dal fatto di essere indesiderato ed in certe condizioni fastidioso. Il rumore è un inquinante atmosferico quando la sua intensità supera certi limiti della scala A dei decibel.
Il rumore può essere distinto in rumore ambientale e rumore industriale che si ha nei luoghi di lavoro. Per quanto riguarda le conseguenze provocate dal rumore all'organismo umano si hanno danni fisiologici e psichici che possono essere temporanei oppure irreversibili.
I costi della prevenzione saranno sempre minori del costo sociale sanitario, sempre più pesanti per la collettività, attribuibile all'inquinamento da rumore.
2.4 Inquinamento da radiazioni ionizzanti
Le radiazioni ionizzanti sono radiazioni ad alta energia che producono fenomeni di ionizzazione quando attraversano la materia. Le più importanti sono i raggi alfa e beta, i raggi gamma ed i Raggi X. Tutte queste radiazioni ionizzanti producono effetti biologici (mutazioni genetiche, insorgenza di tumori e leucemie).
2.5 Inquinamento da radiazioni non ionizzanti o elettromagnetico
Le sorgenti di radiazioni non ionizzanti producono un campo elettromagnetico che potrebbe produrre effetti negativi sull'uomo di due tipi: effetti biologici termici ed effetti non termici.
I sorgenti di radiazioni non ionizzanti che producono inquinamento elettromagnetico o elettrosmog sono innumerevoli e presenti su tutto il pianeta come ad esempio:
- sistemi per il controllo del traffico aereo e navale
- telefoni cellulari
- sistemi di trasmissione radio televisive
- sistemi di diagnostica medica mediante immagine
- linee elettriche ad alta tensione
- forni a microonde
2.6 Trattamenti dell’aria per il controllo dell’inquinamento atmosferico
Le tecnologie di trattamento dell'aria devono essere tali da far entrare le emissioni di alcuni inquinanti nei limiti di accettabilità. Ciò appare difficile a causa delle difficoltà di purificazione dei combustibili fossili dalla presenza di zolfo e dalla difficoltà di certi paesi di adattarsi a certe norme.
2.7 Tutela dell’aria
Come già riportato, i fenomeni di inquinamento dell'aria hanno le loro origini non solo nel settore degli impianti industriali, ma anche nei settori degli impianti termici o dei veicoli a motore. Per i principali inquinanti esistono quindi standard di qualità dell'aria indipendentemente dalla sorgente di emissione ed eventuali vincoli posti alla stessa..
Gli interventi nel settore della tutela dell'aria come negli altri settori si articolano ad ogni livello nelle azioni relative a:
definizione di standards
misurazione e monitoraggio dei contaminanti
Le normative relative all’inquinamento dell’aria sono tra le più soggette a revisioni. Negli USA presente il Clean Air Act, più volte emendato per aggiornamenti. 4 direttive comunitarie che si riferiscono ai valori limite e valori guida dell’aria per gli inquinanti più comuni sono state recepite in Italia nella disciplina dell’inquinamento atmosferico. Molte competenze sono state attribuite al Ministero dell’Ambiente. Il decreto italiano definisce la migliore tecnologia disponibile “il sistema che consente il contenimento e/o riduzione delle emissioni a limiti accettabili per la protezione della salute e dell’ambiente, sempre che l’applicazione di tali misure non comporti costi eccessivi” (concetto di “best practicable mean”). In questo contesto, inoltre, è stato designato nuovo modello di gestione delle emergenze derivanti dall'insorgenza di situazioni meteorologiche sfavorevoli in presenza di sorgenti fisse e/o mobili con rilevante potenzialità emissiva. La competenza dell'individuazione delle aree nelle quali potrebbero determinarsi situazioni di questo tipo è stata demandata alle regioni, mentre i piani di intervento e i provvedimenti da assumere quando venissero raggiunti livelli di attenzione o di allarme, da definire dal ministro dell'ambiente di concerto con quello della sanità. Questo modello di gestione però è stato contraddetto da provvedimenti di urgenza del 1991 del ministro dell’ambiente, che hanno evidenziato l'incapacità della pubblica amministrazione di programmare la gestione dei problemi ambientali organicamente.
Tuttavia con il Decreto del Ministero dell’Ambiente 1994 sono state definite i valori guida per l’inquinamento su tutto il territorio nazionale.
Si deve poi lamentare la mancata approvazione di 3 provvedimento attesi dall’industria:
il DDL 4440,che si prefiggeva una maggiore definizione dei ruoli dello Stato e della regione
le linee guida per i nuovi impianti
la disciplina degli impieghi dei combustibili
A livello dell’UE particolarmente importanti risultano:
la proposte di anticipare le scadenze per la riduzione delle produzioni e dei consumi delle sostanze causanti il buco nello strato dell’ozono
l’approvazione di una serie di misure per la stabilizzazioni delle emissioni di CO2
la presentazione da parte della Commissione di una proposta di direttiva che avrebbe dovuto individuare una serie di settori nei quali dovevano essere ottenute delle riduzioni di emissioni
2.8 Inquinamento idrico
Per inquinamento idrico si deve intendere la deviazione dello stato di normalità delle proprietà chimiche e fisiche dell'acqua.
L’ACQUA
L’Acqua è una sostanza inorganica, liquida a temperatura e pressione ordinaria, con formula chimica H2O; è il composto più largamente diffuso sulla superficie terrestre.
L'acqua rende all'uomo, in maniera diretta o indiretta, molti servizi ed è pertanto una risorsa.
Essendo diventata una risorsa scarsa e sempre più spesso inquinata, ci si pongono due problemi molti importanti:
disponibilità
qualità.
Si comprende che occorre una razionale gestione delle risorse idriche agendo sia sull'offerta sia sulla domanda.
L'inquinamento idrico ha investito non solo le acque interne ma anche parte di quelle marine,così che la lotta all'inquinamento idrico è in atto attualmente in tutti paesi.
GRADO DI INQUINAMENTO DELL’ACQUA
Occorre premettere che l'inquinamento dell'acqua viene distinto in:
biodegradabile
non biodegradabile
termico
L'inquinamento viene detto biodegradabile allorché il corpo idrico è in grado di auto depurarsi dalle sostanze in esso presenti. Il grado di inquinamento biodegradabile viene misurato attraverso un parametro definito BOD (domanda biologica di ossigeno). Il valore di BOD è direttamente proporzionale alla quantità di sostanze decomponibili presenti nell'acqua e pertanto tanto più è elevato, tanto più è inquinata l'acqua.
L’inquinamento non degradabile è quello prodotto da sostanze inorganiche che provengono generalmente da lavorazioni industriali del settore chimico e metallurgico.
Il grado di inquinamento non degradabile viene misurato attraverso indici particolari di concentrazione di singoli inquinanti.
Infine l’inquinamento termico è dovuto invece all'innalzamento della temperatura del corpo idrico.
INQUINANTI DELLE ACQUE
I principali inquinanti delle acque possono essere raggruppati in cinque categorie:
- inquinanti organici
- inquinanti inorganici
- sostanze ad azione nutritiva
- microrganismi patogeni
- inquinanti termici
INQUINANTI ORGANICI
Numerose sono le classi di sostanze organiche che possono finire nell'acqua determinando uno stato di inquinamento; alcune di queste sostanze hanno origine dalla decomposizione naturale di organismi vegetali ed animali, mentre molte altre provengono direttamente dalle attività dell'uomo che sempre più impiega e trasforma sostanze organiche di sintesi. Comunque gli inquinanti di natura organica maggiormente responsabili dell'inquinamento idrico sono:
gli scarichi domestici
gli scarichi industriali
gli apporti derivanti dal dilavamento dei terreni (pesticidi, concimi)
e quelli derivanti dall'attività petrolifera.
Tutti gli inquinanti organici presenti nelle acque determinano una riduzione della quantità di ossigeno disciolto nell'acqua.
Oltre a diminuzione dell'ossigeno disciolto gli inquinanti organici possono inoltre esercitare effetti tossici specifici a seconda della loro natura.
I Pesticidi
L’impiego estensivo di tali prodotti ha indubbiamente portato ad un miglioramento della produttività agricola, ma apporta anche certe difficoltà date dal loro persistere nell’ambiente prima di degradarsi.
Il rischio ambientale prolungato dei pesticidi potrà essere ridotto in due modi (lotta integrata):
uso più ampio di prodotti chimici meno tossici
più ampia diffusione di prodotti biologici
INQUINANTI INORGANICI
Numerosi sono i prodotti di natura inorganica che finiscono nelle acque sotto forma di composti chimici in seguito alle attività umane. Gli inquinanti di natura inorganica influiscono essenzialmente sui seguenti parametri dell'acqua:
-acidità
-salinità
-tossicità
È noto che l'acqua, in merito alla salinità, ossia al contenuto di sali inorganici, si distingue in dolce e salata. Ora, la salinità dell'acqua dolce può aumentare in seguito all’immissione in essa di Sali inorganici per mezzo:
di effluenti industriali ricchi di sali inorganici
dell’irrigazione che determina il dilavamento dei terreni di trasporto di fertilizzanti inorganici
di contaminazione di acqua salmastra provenienti da miniere o pozzi di petrolio
Un contenuto salino troppo elevato dell'acqua dolce influisce negativamente sugli usi finali dell'acqua. L’inquinamento dell’acqua con sali inorganici può anche determinare nell’acqua proprietà altamente tossiche. Queste sostanze sono nocive per la salute pubblica, poiché, in seguito alla catena alimentare, possono accumularsi negli organismi viventi ed esercitare la loro azione tossica. Tra i sali pericolosi per la salute pubblica si ricordano quelli di:
Mercurio
Piombo
Cromo
Cadmio
Il mercurio entra nella catena alimentare per due vie: acqua e disinfestanti. Per quanto riguarda la tossicità dei vari composti, si nota che il mercurio è tossico sia allo stato elementare che combinato.
Il piombo è un metallo che può trovar impiego per la costruzione di batterie da accumulatori, per prodotti metallici chimici in genere. I sali di piombo arrivano all’uomo tramite la catena alimentare. La via principale di eliminazione del piombo è attraverso le feci, anche se in parte concorrono le urine e il sudore.
Il cromo è un elemento di interesse industriale e, in genere, il suo inquinamento non è molto diffuso se non a livello professionale.
Il cadmio è un elemento impiegato come materiale protettivo e nella preparazione di pigmenti colorati. Le fonti di inquinamento del suolo da cadmio sono principalmente gli impianti di raffinazione dello zinco. La presenza del cadmio nell'aria è conseguenza dell’attività mineraria e industriale. Il cadmio arriva l'uomo per inalazione di fumi e polveri, oppure per ingestione di cibi e bevande contaminate; esso si accumula in organi vitali (fegato, reni, pancreas) provocando vari disturbi.
SOSTANZE AD AZIONE NUTRITIVA
Nelle acque reflue di scarico sono contenute molte sostanze nutritive che accelerano enormemente la crescita delle alghe e delle erbe acquatiche(fenomeno dell’eutrofizzazione).
Le sostanze ad azione nutritiva sono soprattutto quelle contenenti: carbonio, fosforo e azoto.
È stato comunque dimostrato che l’azoto ed il fosforo svolgono il ruolo di fattore limitante, cioè di regolatore della crescita della flora.
MICRORGANISMI PATOGENI
Possono arrivare ai bacini idrici tramite immissione di acque di fogna, di scarichi di mattatoi ed agricoli, creando problemi alle acque litoranee.
INQUINAMENTO TERMICO
L’immissione di acque calde, può provocare un innalzamento della temperatura del corpo idrico ricettore con gravi danni all’ambiente idrico. L’aumento di temperature provoca una aumento di velocità della decomposizione degli inquinanti organici, causa un maggior consumo di ossigeno.
TRATTAMENTI DELLA ACQUE REFLUE
I trattamenti che in genere vengono eseguiti soprattutto su acque reflue sono di tre tipi:
primario
secondario
terziario o avanzato.
Il trattamento primario consiste nella separazione dei corpi solidi dall'acqua, nella rimozione di schiume galleggianti e in una clorazione finale.
Al processo primario, che riduce il BOD di un terzo, viene fatto seguire il trattamento secondario che può essere eseguito con fanghi attivi (90%) o mediante percolatori (80%). Un percolatore è un letto di pietre e ghiaia attraverso il quale viene fatto passare lentamente il liquido da depurare.
Tuttavia non tutte le sostanze organiche presenti vengono distrutte dai trattamenti con aria e batteri, per cui si rendono necessari procedimenti di abbattimento particolare che vengono genericamente indicati come trattamento terziario. Si tratta di tecnologie ormai collaudate che consentono la risoluzione della maggior parte dei problemi correnti
Tutela delle acque
Tale settore risulta quello da più tempo oggetto di particolare attenzione a livello internazionale e più condizionato dalla singole specifiche dei singoli Paesi.
In Italia il superamento di un amministrazione delle acque basata su una legislazione frammentaria è rappresentato dalla legge ‘Merli’ (impostata sul trattamento a valle degli impianti chimici) e sulle sue successive modificazioni, legge ‘Galli’.
Al di fuori di queste due leggi, l’adeguamento del quadro normativo italiano è costituito da una serie di successivi interventi effettuati in attuazione di direttive comunitarie. Comunità Europea ha adottato un approccio diverso principalmente rivolto alla fissazione di valori limite e obbiettivi di qualità al fine di garantire determinati usi delle acque.
L’uso del criterio degli standard per gli effluenti idrici, così come previsto dalla legge Merli, è risultato però sinora in Italia, più in favore della depurazione a valle dei processi chimici che non di un cambiamento tecnologico basato sull’utilizzo di tecnologie pulite.
2.9 Inquinamento del suolo
Il suolo, come la l'acqua, viene ad essere inquinato dalle varie attività dell'uomo. L'inquinamento del suolo può essere:
visivo
chimico
da agenti patogeni.
Si comprende che l'inquinamento visivo è un problema estetico e pertanto non rappresenta un rischio per la salute pubblica, mentre l'inquinamento da sostanze chimiche e da agenti patogeni può comportare seri pericoli per l'uomo.
L’inquinamento chimico del suolo e quello da agenti patogeni viene ad essere provocato:
- da prodotti chimici impiegati in agricoltura (fitofarmaci e concimi chimici)
- dagli scarichi di allevamenti zootecnici
- dagli scarichi è dallo smaltimento di rifiuti urbani ed industriali
L’uso di prodotti chimi in agricoltura è molto diffuso, soprattutto di fitofarmaci (pesticidi) e concimi chimici. L’uso di questi prodotti porta alla rottura degli equilibri ecologici. Per questo la concimazione deve essere fatta con rigore scientifico; ossia nel senso di somministrare a terreno ciò di cui è carente, oppure quanto serve per il normale sviluppo delle coltivazioni; ciò può essere fatto soltanto attraverso un'analisi conoscitiva dei terreni delle esigenze nutritive della coltivazione.
I RIFIUTI
Con il termine rifiuto s’intende uno scarto, ossia tutto ciò che resta come avanzo dai consumi domestici o nel processo di trasformazione di una risorsa in bene materiale.
Essi vengono distinti a seconda della loro origine in:
Urbani o Domestici (RSU: Rifiuti Solidi Urbani).
Speciali (RS: prodotti da attività industriale, agricola, artigianale e commerciale, da ospedali,ecc.)
E a seconda della loro pericolosità in:
Pericolosi (tra i rifiuti speciali, sono pericolosi i RTN, rifiuti tossici e nocivi)
Non pericolosi
I rifiuti sono da intendere come sottoprodotti che fanno parte di un ciclo produttivo chiuso e rappresentano un problema molto rilevante per la società moderna, sia per il corretto smaltimento, sia per gli aspetti economici e sociali connessi.
I RIFIUTI SOLIDI URBANI
E’ utile innanzitutto sapere che esiste una correlazione tra produzioni di rifiuti e reddito,cosicché i problemi dell’igiene urbana aumentano a misura che si raggiungono livelli più elevati di benessere materiale.
La quantità dei rifiuti urbani risulta ancor oggi troppo elevata per i seguenti motivi:
ad una troppo lenta diffusione delle raccolte differenziate
ad una norma nella legge comunitaria che assimila ai rifiuti urbani alcune tipologie di rifiuti speciali assimilabili
La loro composizione merceologica è caratterizzata da una continua variazione percentuale delle parti componenti nello spazio e nel tempo.
Il ciclo dei rifiuti solidi urbani avviene attraverso:
la raccolta viene effettuata da organizzazioni diverse in base all’area geografica
lo stoccaggio avviene:
negli impianti di stoccaggio provvisorio si sopperisce alla mancanza di impianti di smaltimento
nelle stazioni di trasferimento consentono la raccolta differenziata
lo smaltimento avviene
selezione o recupero di particolari frazioni s’intende tutte quelle attività tese a reinserire in nuovi cicli d’uso, sotto forme di materie prime ed energia, materiali altrimenti destinati ad essere smaltiti come rifiuti. Avviene:
compostaggio ossia ottenimento di compost (ammendante organico) dal recupero di materiale
produzione di combustibile derivato da rifiuti (CSDR) è un combustibile ottenuto dai rifiuti solidi urbani. Il CSDR contiene alcuni degli inquinanti presenti nei rifiuti urbani, pertanto per la sua combustione occorre predisporre degli stessi accorgimenti presi per la combustione dei rifiuti
riciclaggio i suoi punti cardini sono: i consorzi, la raccolta differenziata raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, avviene nelle famiglia, nella collettività, negli esercizi pubblici, negli uffici, nei laboratori. La raccolta differenziata deve essere organizzata a livello comunale o programmata a livello regionale e deve corrispondere ad indirizzi espressi a livello nazionale e possibilmente comunitario.
recupero energetico
interramento controllato (discarica controllata) stoccaggio definitivo nel suolo dei rifiuti, tal quali o sottoposti a trattamento, in impianti che devono rispettare i requisiti minimali (in Italia 78% rifiuti in discarica). Vincoli a tale soluzione sono il ritardo dell’emanazione delle norme tecniche di esecuzione, l’individuazione e l’erogazione delle risorse finanziarie e soprattutto il mancato consenso sulle ubicazioni dei siti da parte dei cittadini
combustione avviene in appositi forni (inceneritori) che oltre che consentire la distruzione della frazione organica permette anche il recupero di energia termica. E’ ormai accertato che a fronte di certi svantaggi, queste forme di combustione portano però:
conversione della sostanza organica in energia recuperabile
competitività del bilancio economico
possibilità di combustione interna mista
migliore disponibilità d’impiego
Dai dati sulla gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti solidi urbani risulta che in Italia prevale la gestione comunale, seguita dalla concessione ai privati, dalla gestione consortile tra comuni e dall’azienda municipalizzata.
I RIFIUTI SPECIALI
Per rifiuti speciali si intendono quelli provenienti dall’attività produttiva.
Essi si classificano:
in armonia con il DPR per la definizione quantitativa e qualitativa dei RTN
in maniera funzionale alle fasi di trattamento e smaltimento finale, attraverso la definizione di sette classi che comprendono tutta la gamma dei rifiuti speciali
Essi possono essere smaltiti:
in discarica
in impianti di trattamento per l’inertizzazione, termodistruzione o trattamento chimico-fisico-biologico.
PROBLEMATICHE DEI RIFIUTI SPECIALI
Quello dei rifiuti solidi e liquidi è in effetti un settore di rapporto con l’ambiente assai meno consolidato dal punto di vista istituzionale e normativo rispetto a settori aria e acqua.
La strategia per la gestione comunitaria si basa su tre principi:
prevenzione della formazione di rifiuti attraverso la promozione di tecnologie di processo
incentivazione al riciclaggio
messa a punto di norme di sicurezza
Il confronto tra legislazioni di altri paesi evidenzia forti disomogeneità in corrispondenza a diverse consuetudini legislative e amministrative.
POSSIBILI SOLUZIONI
Per la soluzione si presuppone:
l’emanazione di un preciso quadro legislativo
la disponibilità delle tecnologie
il consenso delle popolazioni (convincimento basilare)
Pur essendo già stato fissato il quadro normativo italiano, il suo problema maggiore è quello dell’intervento sostitutivo del ministero dell’ambiente nel caso di inadempienze degli enti locali
2.10.Il rischio da attività industriali-
Tutta la storia del progresso industriale ci ha insegnato che uno dei maggiori problemi è quello della gestione del rischio industriale.
Il concetto di rischio è cambiato nel corso dei tempi per motivazioni tecnologiche e politico-sociali.
All’inizio dell’era industriale il rischio era distinto:
rischio individuale (da attività sociali o lavorative)
rischio collettivo (da eventi naturali)
Con il successivo crescere delle attività industriali, il concetto di rischio perde i contorni di certezza e diventa un fattore ipotetico e la comunità scientifica ne dà una valutazione probabilistica attraverso una relazione matematica.
Il concetto guida è che il rischio di un attività produttiva può essere abbassato, la probabilità di frequenza diminuita, così come il danno prodotto, a seconda del grado delle precauzioni adottate; nasce in altre parole il concetto di gestione del rischio attraverso l’approccio di analisi costo/beneficio. Questo approccio, puramente tecnologico, non tiene conto degli aspetti sociali, politici e morali che hanno fatto presa sulla popolazione insieme alla percezione del rischio.
Dunque l’accettabilità sociale di un rischio non è automatica ma dipende da una serie di variabili:
la conoscenza del rischio stesso
la familiarità col rischio
l’eventuale segretezza del rischio
i vantaggi che l’individuo si attende dall’attività del rischio
il fatto se l’esposizione al rischio è volontaria o meno
Tutto ciò porta a dire che il principio di ottimizzazione dipende in maniera dominante dalla percezione della situazione raggiunta dai soggetti coinvolti nell’attività; pertanto, il rischio è funzione anche dell’impatto sociale.
D.P.R. 175/88 “Direttiva Seveso” rischio di incidente rilevante
Rappresentazione delle aziende industriali a seconda del tipo di attività e delle quantità di sostanze pericolose impiegate:
Le aziende di tipo A sono sottoposte all’obbligo dell’invio di una notifica corredata da un redatto rapporto di sicurezza. Queste aziende sono sottoposte alle autorità pubbliche, fino a quelle ministeriali
Le aziende di tipo B debbono inviare una relazione alla regione e sono sottoposte alle autorità pubbliche fino a quelle regionali
Le aziende di tipo C sono sottoposti agli stessi obblighi delle altre, ma sono esentate dall’invio della documentazione e debbono comprovare quanto fatto in termini di sicurezza alle ispezioni USL
IL RISCHIO CHIMICO
L’industria chimica, come tutte le attività industriali, presenta un coefficiente di rischio variabile entro limiti di tempo e di spazio.
La variabile tempo modifica lo stato di riferimento dal quale sono stati ricavati i dati necessari per l’hazop (analisi di operabilità), per l’analisi del rischio, per stabilire il sistema di controllo automatico del processo.
In pratica trascorsi quindici anni dalla costituzione dell’impianto si modifica lo stato di riferimento di tutte le variabili che influiscono sulla generazione dei rischi industriali.
Tali variabili sono proprie del ciclo produttivo e del territorio dov’è installato l’impianto.
La variabile spazio invece influenza il coefficiente di rischio chimico man mano che si estende l’area di influenza del ciclo produttiva, che non rimane più confinata al solo impianto chimico, ma che viene estesa alle aree influenzate dal trasporto o dallo stoccaggio delle materie prime, degli intermedi di lavorazione e dei rifiuti di produzione.
Emerge con evidenza la necessità dell’impiego delle tecniche di affidabilità per definire in termini quantitativi il rischio di incidenti rilevanti associati agli impianti chimici.
In effetti l’individuazione delle ipotesi di incidenti credibili costituisce l’attività fondamentale dell’analisi di sicurezza, in quanto condiziona lo sviluppo successivo della stessa e cioè la valutazione delle frequenze di accadimento.
Dai dati emerge comunque come l’errore umano sia uno delle cause più frequenti, a cui però vanno aggiunte anche:
procedure inadeguate
progettazione errata
valvole di sicurezza inadeguate
Per quanto riguarda il futuro la valutazione del rischio chimico è legata fortemente ai nuovi assetti della chimica, ma è chiaro che con l’aumento della produzione chimica, aumenterà l’incertezza probabilistica di valutazione della nuova dimensione del rischio chimico nei confronti dei parametri della sicurezza, della salute e dell’ambiente.
Per rendere il rischio della produzione chimica socialmente accettabile si rendono necessari investimenti aggiuntivi e progressivamente crescenti per assicurare:
maggiori requisiti di sicurezza nelle fasi di processo
maggiori requisiti di sicurezza nelle fasi intermedie
maggiori requisiti di sicurezza negli stoccaggi
ecc
Per sua natura l’attività chimica può presentare alcune situazioni a rischio più o meno elevato, ma in generale il regime previsto per le attività a rischio obbliga a tutte le misure atte a prevenire incidenti, dall’individuazione del rischio alla valutazione delle sue conseguenze, nonché a fornire alle autorità competenti una serie di informazioni sulle attività svolte.
La prevenzione dei rischi industriali a livello comunitario e nazionale riguarda anche la sicurezza dei prodotti e le normative per la loro immissione sul mercato. In Italia un prodotto è ritenuto difettoso quando non offre la sicurezza che si può legittimamente attendere.
Essendo l’industria chimica interessata a queste disposizioni, ne emerge l’importanza dell’identificazione dei fattori di rischio nello sviluppo del prodotto, nella sua applicazione ed in tutte le fasi di vita, inclusa quella di smaltimento.
2.11.Valutazione di impatto ambientale
La valutazione di impatto ambientale consiste nella valutazione preventiva delle conseguenze che un attività può determinare sull’ambiente nel rispetto delle risorse naturali e delle condizioni di vita. Tale processo si articola nei seguenti processi:
fissazione dei riferimenti di base
descrizione del quadro ambientale
previsioni ed analisi degli impatti
scelta delle alternative
dichiarazioni di impatto
che consentono l’individuazione e la qualificazione degli impatti ambientali di un progetto.
Và sottolineato comunque che la valutazione dell’impatto ambientale è un procedimento tecnico amministrativo caratterizzato da un approccio globale agli aspetti della tutela ambientale.
3. Impresa ed ambiente
E’ fuori dubbio che l’impresa italiana ha preso coscienza delle problematiche ambientali.
Prima degli anni ’80 l’impresa italiana non aveva elaborato un piano strategico-generale di politica ambientale. La conseguenza è stata che le decisioni prese al di fuori di un piano realistico si sono manifestate come inadeguate nel breve e medio termine; ma poi sotto l’effetto di imitazione delle imprese dei paesi più attivi nella politica ambientale, l’Italia ha raccolta la sfida ambientale affrontandola attraverso un management ambientale con precisi obbiettivi per comprendere:
le dimensioni del problema ambientale
il modo di affrontare il problema ambientale
i rapporti tra il problema ambientale e le grandi linee evolutive della società moderna
In effetti gli aspetti rilevanti per le imprese impegnate nelle politiche ambientali sono:
economici
tecnologici
normativi
sociali
politici
Ognuna di queste imprese deve sostenere poi:
costi per produrre prodotti a norma (costi di investimento comprendono le spese necessarie per gli impianti e i sistemi per la prevenzione dell’inquinamento sia per l’ambiente di lavoro sia per l’ambiente esterno; costi di esercizio variano molto come i costi di investimento ed è molto difficile quantificarli se non caso per caso)
effetti economici nella commercializzazione dei prodotti
costi per eventuali danni da risarcire
In merito poi agli effetti economici determinati dal commercio dei prodotti data la maggiore domanda ambientale, cresce in effetti la pressione commerciale dei paesi impegnati nella tutela ambientale, i quali chiedono che anche i prezzi dei concorrenti includano i maggiori costi derivanti da produzioni eseguite nel rispetto ambientale.
In pratica le differenze nei costi di controllo dell’inquinamento tendono a favorire correnti artificiali di traffico, posizioni protezionistiche e spostamenti di impianti produttivi, determinando fenomeni come quelli del “dumping ambientale” e dell’esportazione di inquinamento. Tutti questi meccanismi concorrono a far variare le quotazioni dei mercati e sono dei vincoli alla libera concorrenza.
Per quanto riguarda poi l’aspetto tecnologico occorre dire che i problemi ambientali hanno fortemente contribuito al rinnovamento tecnologico delle imprese sia sotto l’aspetto dell’introduzione di nuove tecnologie, sia di quello dell’innovazione di processo e di prodotto.
Per favorire perciò l’adozione di nuove tecnologie sono stati predisposti:
sistemi di sostegno strutturale
strumenti di incentivazione finanziaria
Tale azione in Italia è stata poco significativa in presenza di scarse motivazioni e di un effettiva pianificazione degli interventi.
L’innovazione di prodotto ha riguardato la progettazione e la produzione di prodotti meno inquinanti, sottoposti alla certificazione della qualità ambientale per essere etichettati come sicuri. Tali sistema di certificazione della qualità ambientale deve essere integrata da una “green-certification” del processo, in modo da avere una verifica combinata delle caratteristiche del prodotto e della qualità ambientale dell’impresa.
Per quanto riguarda i processi e le produzioni, ai fini della valutazione della qualità è stato proposto anche la formulazione di appositi bilanci complessivi input-output che consentono di registrare la situazione caratteristica dell’impresa.
Per quanto invece riguarda gli aspetti normativi, le imprese devono tenere conto soprattutto del loro carattere evolutivo, nel senso che il progresso e le continue acquisizione scientifiche portano alla fissazione di nuovi livelli di rischio per i diversi inquinanti, e del fatto che essi si evolvono verso pene sempre più severe.
E’ fuori dubbio che l’inosservanza delle norme sulla sicurezza, ha fortemente concorso all’accadimento di incidenti gravi, per cui molto spesso nascono conflitti tra la popolazione e l’impresa per la localizzazione di attività industriali e si determinano ritardi nell’avvio delle attività con gravi danni economici per le aziende.
In conclusione sono molti i vincoli per le imprese che derivano dagli aspetti sociali, tali vincoli possono essere rimossi solo con il perseguimento di una corretta tutela e politica ambientale.
4. Obiettivi di compatibilità ambientale
In linea generale per essere compatibile con l’ambiente, l’attività produttiva deve basarsi su tecnologie intrinsecamente pulite e deve dar luogo a prodotti eco-compatibili. Pertanto le imprese devono affrontare il problema ambientale non come un vincolo, né come un opportunità di espansione dell’attività industriale, ma come uno dei fattori che rientrano nel quadro gestionale della loro attività.
Questi sono i presupposti per poter continuare a produrre senza vincoli e limitazioni. La soluzione dei problemi affrontati, passa per le seguenti linee:
modifica dell’atteggiamento delle imprese verso i problemi ambientali
modifiche strutturali e funzionali delle imprese
Per le imprese si tratta di sviluppare un management ambientale, ossia una metodologia che concilia gli obiettivi d’impresa con le aspettative della popolazione e che fissa strategie per raggiungere tali obiettivi senza conflitti con l’opinione pubblica.
Nasce quindi una nuova strategia d’impresa anche per la gestione dell’ambiente che opera avvalendosi dell’analisi ambientale attraverso la valutazione di impatto ambientale che è lo strumento più avanzato nel campo di protezione ambientale.
Dunque per raggiungere una maggior compatibilità le imprese devono raggiungere:
la riduzione degli input di produzione
la riconversione e la riqualificazione degli input
la riduzione dell’impatto ambientale
la scelta di siti appropriati per gli impianti produttivi
5. Strumenti economici per l’ambiente
Sono stati:
tasse correttive per scoraggiare quelle attività che generano esternalità
incentivi finanziari
depositi con cauzione
1. Le tasse ambientali possono gravare su:
emissioni (inquinamento atmosferico, idrico, suolo, ecc.)
prodotto (combustibili)
uso di servizi (trattamento acqua, rifiuti, ecc.)
In pratica lo scopo della tassa è quello di fare in modo che i prezzi di mercato comprendano anche i costi per l’uso delle risorse naturali; ciò si traduce in un aumento del prezzo del bene che può determinare uno spostamento della domanda verso un bene a minore intensità di inquinamento e determinando un effetto di sostituzione.
2. Gli incentivi sono elargiti dallo stato con la finalità di migliorare la qualità ambientale, attraverso una riduzione delle emissioni inquinanti
3. I depositi su cauzione sono una combinazione tra tassazione e sussidio e consistono in un deposito rimborsabile in seguito ad un determinato comportamento
6. Contabilità ambientale, degrado e danni economici
L’attuale sistema di contabilità nazionale non tiene conto dell’impatto della crescita sulle risorse naturali. Mancando un intervento complessivo delle risorse biologiche della terra, nel senso che nessuno sa quante ne esistano, si crea un diffuso degrado ed un estesa distruzione dei sistemi ambientali su cui si poggia l’economia.
Anche se non esiste un modello economico globale che tenga conto del depauperamento e della distruzione dei sistemi naturali su cui poggia l’avvenire della terra, alcuni studi hanno potuto stimare le conseguenze economiche dell’inquinamento atmosferico e delle piogge acide, del degrado del suolo e del cambiamento del clima.
In conclusione per la Contabilità Nazionale bisognerebbe tenere conto anche di quegli aggregati che descrivono il rapporto tra sistema economico ed ambiente e che vengono identificati:
nelle spese difensive ambientali costi per prevenire il danno
nell’utilizzo di beni ambientali che comportano un deprezzamento del patrimonio naturale
nell’utilizzo di servizi ambientali che comportano un degrado del patrimonio ambientale
7. Indice di sviluppo economico sostenibile
E’ un nuovo indicatore di benessere che tiene conto del degrado di sostenibilità dello sviluppo dal punto di vista ambientale. Tale indice venne proposto da Daly e Cobb nel 1989 con lo scopo di misurare il benessere dell’economia statunitense. Per valutare la sostenibilità della produzione, gli autori non si sono limitati a considerare il capitale fisso, realizzato dell’uomo, ma hanno anche analizzato la disponibilità di capitale naturale, includendo i combustibili fossili ed i minerali, la terra coltivata e le zone umide.
Prendendo come punto di partenza i consumi individuali ponderati,e sommando e sottraendo 19 variabili che rappresentano gli aspetti positivi (valore dei servizi) e negativi (peggioramento della qualità) dello sviluppo si ottiene l’ISEW,espressione di uno sviluppo economico sostenibile.
Così dimostrarono che la crescita del produzione era stata molto più elevata di quella del benessere economico sostenibile.
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